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Il sentiero dell'Allume

Bellissima escursione lungo il sentiero Cai 502 Fango - Monte Cito - Maio

Panorami; macchia mediterranea; viticoltura; campi fumarolici; architettura rupestre. Il sentiero numero 502 del Club Alpino Italiano (CAI), è tutto questo e anche di più. Di più, perchè la meraviglia e la curiosità sono i sentimenti prevalenti durante l’intero tragitto. La meraviglia davanti agli accesi colori ottombrini, quando Ischia si fa bella per l’autunno. La curiosità nell’apprendere che Via Crateca, l’antica Via "dei Carri", era la strada che metteva in comunicazione i luoghi di estrazione dell’alunite (Crateca, Bianchetto, Montecito) con la zona di lavorazione della materia prima in località La Pera, nei pressi di Piazza Maio, a Casamicciola Terme.

Giuseppe D’Ascia, autore della monografia "Storia dell’isola d’Ischia" (1867) così ricostruisce la vicenda:

"Nel 1459 un tal Bartolomeo Pernice, o Perdice Genovese, costeggiando quest’isola, si avvide esser vicino al lido del mare alcuni scogli tutti di natura alluminosi. Da accorto speculatore, quali si sono i Genovesi, volle approfittarne, e siccome egli ne avea idea esatta della maniera come si estraeva questo minerale dalle fabbriche viste in Rocca città della Siria - oggi detta Odessa - donde deriva il nome di allume di rocca - così ne introdusse la fabbricazione in quest’isola, onde ottenerne il solfato". [...]


Poco più avanti nel racconto
:

"questi innalzò la sua fabbrica nel luogo denominato la piazza della Pera in Casamicciola, ch’è posta verso N. dal lato di Catreca, al di sotto della punta un dì nominata della guardia su i giochi dell’Epomeo". [...] "Da Catreca questo terreno o pietra alluminosa si trasportava nel laboratorio della Pera, ed ivi purificata la materia, e compostone il minerale si trasportava alla marina di Casamicciola, per lo che prese il nome di marina dell’allumiera, in seguito corrottone il nome, nella marina delle lumiere. Asportossi tal prodotto in lontani paesi, ed un fonte di commercio e di lavoro si aprì agli abitanti dell’isola.Nel 1585 tale speculazione si andava estinguendo, e pure allora se ne spedivano annualmente circa1500 cantaia di allume preparata. Fin dai primi anni del secolo XVIII si esaurì la parte alluminosa, in modo che oggi in pochissima quantità se ne conserva in quei terreni, che frammisti al corpo morto degli antichi scavi chiamasi terra d’Ischia eccellente alla fabbrica, per la forte composizione del cemento".


Dunque, per più di un secolo, dalla fine del 1500 fino agli inizi del 1700 sull’isola d’Ischia, per la precisione a Casamicciola Terme, ci fu una fabbrica per l’estrazione e la lavorazione dell’alunite, fonte - parafrasando il D’Ascia - "di commercio e di lavoro per gli abitanti dell’isola".


Negli anni a seguire dal Bianchetto, alle pendici del Monte Epomeo
, e dalle altre cave (Cava Fontana, cava Senigallia, cava Leccie) che disegnano l’orografia di Casamicciola Terme, continuarono i lavori di estrazione. In questo caso dell’argilla utilizzata per l’industria della terracotta locale, linfa vitale per l’edillizia e, soprattutto, per la ceramica ischitana. Non solo. Dal Fango, dove comincia l’itinerario escursionistico del Sentiero dell’Allume, per molti anni sono stati raccolti i fanghi naturali utilizzati nell’industria del termalismo.

Per non dire del campo fumarolico di Monte Cito
. L’odore di zolfo "assale" le vie respiratorie come se ci trovasse nei pressi della solfatara di Pozzuoli. Le rocce idrotermalizzate cambiano colore: bianche, arancione-rossastro, gialle, tanto che i pigmenti sono stati spesso utilizzati anche per dipingere, come pare facesse anche l’artista di Forio Giuseppe Patalano, per tutti Bolivar. Monte Cito merita una sosta pure per la bellezza del panorama che va dal promontorio di Punta Caruso fino al porto di Casamicciola. Per il panorama e per la presenza del raro "Papiro delle Fumarole", nome scientifico "Cyperus polystachius", una pianta che cresce in particolarissime condizioni ambientali e che sull’isola d’Ischia incontriamo anche in prossimità di altre fumarole, come quella della Pineta di Fiaiano e quella di Via Pietra Brox a Forio, emblematicamente rinominata “Bocca di Tifeo”.

L’itinerario prosegue attraverso sentieri di tufo verde e un fitto bosco di castagni sino ad arrivare al Piazzale di Via Santa Barbara, al termine della Strada Provinciale 505 Maio-Celario. Alle spalle, il profilo della fascia pedemontana attraversata, mentre sullo sfondo la costa sinuosa di Lacco Ameno con le due baie di San Montano e Monte Vico. Di fronte, i due centri abitati della Piccola e della Grande Sentinella, con la vista nitida dell’Osservatorio Geofisico di Casamicciola Terme, attualmente riconvertito in Museo Cittadino.

Last, but not least, un doveroso ringraziamento ai volontari della sottosezione isola d’Ischia del CAI di Napoli. Grazie a loro, turisti e residenti hanno la possibilità di percorrere uno dei sentieri più ricchi di fascino e storia dell’isola più grande del Golfo di Napoli. Nella speranza che i sei comuni dell’isola diano spazio e risorse adeguate per il ripristino e la mappatura puntuale dell'intera sentieristica pedemontana del territorio.

Ne vale assolutamente la pena!!!

 

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