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Buonopane

Moropane, la frazione storicamente più importante del comune di Barano

Assieme alle colline di Montevico, Mazzola, Castiglione (senza naturalmente considerare gli scavi di San Montano e Santa Restituta), la frazione di Buonopane, nel comune di Barano, è tra i siti archeologici più importanti dell’isola d’Ischia.

Qui sono stati rinvenuti dei frammenti di ceramica protocorinzia
collocabili tra l’VIII e il VII sec. a. C. Sempre qui, nel 1757, sono stati trovati undici bassorilievi di epoca romana collocabili invece tra il I e il III sec. d. C. Si tratta di iscrizioni devozionali per Apollo e le Ninfe Nitrodes, tuttora conservate e visibili nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Non c’è dubbio perciò che Buonopane sia una località abitata sin dall’antichità
e non c’è dubbio nemmeno sul perché: le acque miracolose della sorgente di Nitrodi.

Secondo il medico calabrese Giulio Iasolino
, il topos "Moropane" era riferito alla circostanza che in loco si coltivava ottimo grano che garantiva ottimo pane alla comunità. Ma è l’acqua, non il grano, l’"oro" di Buonopane. Nel 2003 il Ministero della Salute ha riconosciuto con apposito decreto la salubrità della sorgente, le cui proprietà "spaziano" dalla cura delle affezioni gastrointestinali (è anche potabile) alla capacità lenitiva di patologie assai insidiose come ulcere, fistole, psoriasi e alopecia.


Il comune di Barano non ha perso tempo
e contestualmente all’autorizzazione ministeriale ha provveduto a trasformare l’area tutt’attorno la sorgente in un parco termale "sui generis" con pompe, docce, solarium e percorso aromaterapico. 

Nitrodi si trova sotto un piccolo ponte
, teatro nel '500 di un’epica battaglia tra gli abitanti dei due casali di "Varano" e "Moropane".

Così lo storico locale Giuseppe D’Ascia
:


"Un giorno per una cinta di cuoio si anima una zuffa feroce fra gli abitanti de’ due casali di Barano e Moropane, i Moropanesi ed i Baranesi si scannano a vicenda, e si trucidano disperatamente, e svegliando le antiche inimicizie e le gelosie de’ due casali, danno alla rissa un’estensione spaventevole, e la tramutano in vera guerra civile che mette in agitazione l’isola tutta. E perché? Per una cinta di cuoio contrastata fra un baranese ed un moropanese che costava poche grana! Questo terribile avvenimento fu sì memorabile, che rimase indelebile nella memoria degli uomini di quel tempo, e passando in tradizione fin oggi, si sente ripetere fra la gente del volgo, quando si adira con altri. Ci voglio far venire la cintura di Barano".


La cintura di cuoio rimanda ai temi universali della fertilità, dell’eros e dell’onore
, aspetti che ricorrono pure nella 'ndrezzata di Buonopane, la danza rituale con spada e bastoni che sancì - secondo il mito - la pace tra le fazioni in lotta davanti la chiesa di San Giovanni Battista. Ancora oggi il rito della 'ndrezzata, di cui è stata appurata l'origine greca, viene celebrato nel giorno di ricorrenza del Santo davanti la Parrocchia di Buonopane.

Anche la data - il 24 giugno, solstizio d’estate -
rimanda alla pratica magica del rito del fuoco di San Giovanni, il falò con cui tradizionalmente veniva salutato l’ingresso della bella stagione come buon auspicio per il raccolto nuovo.

E infatti, pur senza alcun riferimento al fuoco di San Giovanni, D’Ascia racconta che
:


"Avanti la chiesa vi è un atrio spazioso, e molto arieggiato, ove i naturali si radunano nei dì festivi, e mentre i maturi padri si trattengono a discorrere delle fasi della luna, e fanno i loro prognostici sulle future raccolte, e sui correnti prezzi de’ vini e delle mele; i giovani discorrono di caccia, le forosette di amori, e le attempate madri del prezzo della canape, del lino, e delle tele, e dell’occupazione dei loro telai, della poca puntualità delle loro committenti, mezzane, o compratrici”.


Agricoltura, caccia, amore e piccolo commercio
: gli "ingredienti" della frugale vita contadina di Buonopane di cui ancora oggi si scorgono numerose tracce nel paesaggio della frazione. Innanzitutto i numerosi cellai dove venivano custoditi il vino e i ferri del mestiere della vita nei campi, e poi la "mitica" quercia di Candiano, l’albero secolare dell’omonimo borgo assurto a simbolo delle "radici" del fiero popolo di Buonopane.

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